08 June, 2009

Alias 04/10/01 - Don't let them drop it!

Alias 04/10/01 DON'T LET THEM DROP IT! E` la citta` dove ho sentito piu` caldo e sofferto piu` il freddo. La citta` dove mi sento sentita bianca ed europea per la prima volta. La citta` dove ho imparato a spremere cuore e meningi per fare cinema. Nella quale ho viaggiato per anni. Alterato le visioni. La citta`dove ho capito la solitudine. Dove ho provato la passione per la vita. La citta` dove agitandomi a svariati bpm ho visto persone ballare per ore, veri e propri tempi della musica. Il Paradise Garage, Choice, the World, Save the Robot, the Buiding, Nasa, Jackie 60, Green Door. La citta` dove la famiglia sono drag queens ispaniche e afro americane, homeboys di Harlem e Brooklyn, ravers dell'Ohio e Washington State, ragazze giapponesi che nel parlare scambiano la r con la l e la v con la b, vecchietti alcolizzati che puntualmente ti salutano dal bar sotto casa tutte le mattine, attivisti portoricani che dormono a ABC No Rio, squat. La citta` che brilla di notte e splende di giorno con il caldo puzza e d'inverno il vento spezza le orecchie. New York dove ho camminato in tutti i sensi a tutte le ore, ballato, amato, riso urlato e litigato in tutti i sensi a tutte le ore. La citta` che sprona ad amare il proprio lavoro e a lavorare su cio` che ami. Sapendo anche essere cosa molto difficile e faticosa. La citta` dove giri l'angolo e sei circondata da bolle di sapone un tipo afro americano sorride e ti recita assurdi rap sulla felicita`. New York dove in un locale notturno sulla west side highway vedi sparare in bocca ad una ragazza e di corsa in mezzo al panico lasci il guardaroba dove lavoravi per la prima volta. La citta` dove ho diviso casa con una spogliarellista, una filmmaker tedesca-irachena, un afro americano in preda al crack, una segretaria albanese e amici vari arrivati dall'italia. La citta` dove mi sono tinta i capelli di piu` colori di quanto non avessi gia` fatto nel decennio precedente a Roma. La citta` nella quale ho studiato cinema appollaiata al bancone di un go go bar dove lavorava la mia amica compagna di universita`. La citta` dove incontri fantasmi, mamme di tredici anni, psycho killers, dominatrici, fascistoidi carpentieri italo americani e cani con le mollette di strass. E gli proponi di sottoscrivere una campagna di Greenpeace contro la proliferazione nucleare. New York che quando sei a terra e stai cercando lavoro e devi pagare l'affitto e le bollette vai al bar da sola e poi esci che sai di non essere l'unica, anzi. La citta` che vedo quando ascolto Charlie Mingus, i primi Sonic Youth, KRS One e Public Enemy, Lou Reed e i Ramones. La citta` che sono rimasta a guardare incollata al televisore per 2 giorni continuamente dall' 11 Settembre 2001 alle 18. Mai vista tanta televisione tutta insieme. Per quattro giorni da quel martedi mi sono messa la mia maglietta bianca con i bordi rossi e la scritta I love NY. Giravo per Roma, facevo quello che dovevo fare ma era come se stessi da un'altra parte. Finalmente sono riuscita a parlare con gli amici a New York, oltre lo sgomento mi hanno spiegato che l'aria era irrespirabile, nel vero senso della parola. Mi ero conservata da anni una cartolina anni cinquanta di NY senza le twin towers, mi divertiva guardarla. Adesso vorrei essere li a percepire il cambiamento. A vedere e ascoltare di persona. Spero che la velocita` di assimilazione dell'occidente si manifesti sempre piu` in frequenti e massicce contestazioni alla guerra e per una risoluzione giuridica degli eventi, non solo ripetitivi campi larghi di sventolanti stelle e strisce. E non solo appprensione e solidarieta` per questi ultimi fatti negli stati uniti, ma anche per le decine di altre guerre, atti terroristici, violenze fisiche ed economiche che si continuano a protrarre nel mondo. Necessaria anche un' attenzione vigile e pronta denuncia alle restrizioni sulle liberta` civili nel mondo occidentale e ai teoremi di propaganda che si prefigurano su ridicole connivenze tra ale estremiste del movimento (Genova) e nuclei terroristi mussulmani. La guerra, le guerre, stop it! be bop it! don't let em drop it! come consigliava Mingus.