08 June, 2009

Alias 15/03/03 - per Ecchime, Antologia Sinfonia di Victor Cavallo

Un pomeriggio alla vineria di Campo di Fiori bevevo e parlavo con mio padre cercando di dribblare i suoi massimi sistemi fantasiosi ma ad oltranza e mentre tentavo di concentrare le digressioni su cose piu’ concrete arriva Gregory Corso e si mette a bere con noi. Le digressioni diventano ululati discussioni animate e risa con Gregory che mi parla a due centimetro dal naso. Ad un certo punto si leva una voce dal back della vineria che dice “Ma ha volete lascia’ perde qua regazzina…” . Avanza lentamente Vittorio e io riaquisto un sorriso disteso e ordino un altro brachetto. Avevo diciotto anni ed ero nel mezzo di uno dei miei incontri del terzo tipo. Vittorio sbucava nelle mie giornate a intervalli di anni, ma fin da quando ero piccola me lo ricordo come uno di famiglia, della famiglia allargata in cui sono cresciuta. Era anche un po’ il mio guru, una persona con cui parlavo di cose intime senza rabbia per essere fraintesa e senza strani pruriti mentali, mi sentivo proprio a mio agio con lui e le sue ciglione che sbatteva in slow motion flap flap. A piazza Farnese durante un sit in contro gli esperimenti atomici che il governo francese faceva nelle isole Mururoa, Vittorio si sdraia sui sanpietrini allungato sul fianco alla paolina borghese davanti alla fila di carabinieri che ci teneva a distanza dal palazzo e gli sorride, loro si innervosiscono e lo guardano in cagnesco lui allora gli declama poesie mentre un gruppetto di benpensanti molto p.c. si scansa chiedendosi se “è” matto. Vittorio era un inventore sopraffino di strategie di resistenza ludica che nel melmoso terreno politico romano accoglievano purtroppo in pochi. Un estate Upstate New York mentre lavoravo come assistente operatore sul set di “Angela” di Rebecca Miller conosco un giovane e promettente attore durante la pausa pranzo. “Sei di Roma…forse conosci Victor Cavallo”, si gli rispondo avoglia se lo conosco. “Per me il cinema italiano sono Bertolucci e Victor Cavallo. Con Victor ho fatto il mio primo lavoro teatrale mentre ero ospite da lui a Roma poi l’abbiamo portato anche a La Mama Theatre a New York, abbiamo vissuto insieme un bel po’ di mesi era l’inizio degli anni ottanta, sono anni che non lo vedo ma gli voglio un bene da matti” confessò Vincent Gallo mentre ci annunciavano che il break era over. Victor Cavallo & Vincent Gallo…pensavo mentre rimanevo immobile dopo aver battuto il ciak. Anni dopo proposi a Vittorio di fare un video io e lui su una figlia ed un padre che si incontrano per la prima volta, improvvisando i dialoghi. “Vabbe’ quando lo voi fa?” mi dice, “La prossima settimana ti va bene perché poi a fine mese torno a New York”, “Va bene ce pensi te a tutte le cose…e poi ci sentiamo e fissiamo il giorno”, “Okay”. Raccimolo amici e risorse e giro “Al confine tra il Missouri e la Garbatella” videofilm di 30 minuti. Il duetto con la cassetta di “Paloma Blanca” cantata da Gilberto Gil non me lo scordero’ mai, “Basta, ma che me devi fà, dove me voi portà co’ sta voce, non ce la faccio piu’, dai no….”. Sentilo! Mi dice Skarfeis mentre ascoltiamo una meraviglia delle meraviglie. “U u u u uuu cantavaaa” con una voce sottilissima Gilberto ci mandava in visibilio “E’ troppo non ce la faccio” ribadeva Vittorio che aveva conosciuto lui e anche la madre. “Sei proprio una lanzinecca” mi dice a fine Marzo ’98 al baretto su piazzale Ostiense mentre gli spiego com’è successo che voglio girare un film in cinemascope con lui protagonista e bisogna iniziare le riprese a inizio Giugno senno’ poi slitta tutto a chissa quando. Il 30 Maggio ’98 iniziamo a girare sotto il ponte. Quell’estate Vittorio decide di fare una cura di disintossicazione, alla fine delle riprese del film a meta’ Luglio giravamo in un bar a Rocca di papa, interno notte, un caldo boia sudavamo tanto. Lui diventato un po’ gracile si sosteneva e resisteva, nelle pause s’allungava da qualche parte ed io quando arrivavano le sue scene da girare lo andavo a chiamare per vedere come stava. Piu’ di una volta ad altri attori con cui recitava ha ricordato gli attacchi del dialogo i movimenti che avevamo provato e con loro ripassava i dettagli pochi minuti prima del ciak. Nella scena dove gioca a carte con Quinto ha sfoderato anche una bella risata alla Victor Mature. Il film, che si chiama Giravolte, riesco finalmente a finirlo nel 2001, dopo che il 23 Gennaio del 2000 mentre ero a lavorare fuori Roma, apro il manifesto alla pagina visioni e vedo una grande foto di Vittorio, un articolone su Vittorio! penso. Era morto. Secondo me cantava “Don’t cry for me Argentina” con chissachi e chissadove quando si fece la serata omaggio al teatro Argentina. Durante il concerto dell’Orchestra di Piazza Vittorio, lo scorso Dicembre a P.zza Vittorio arriva un tipo che raccoglieva firme per non mi ricordo cosa e parlandoci mi racconta che è in una delle associazioni del quartiere che stanno costruendo il dragone cinese rosso per i festeggiamneti della befana. “ Lo stiamo costruendo in cartapesta con i bambini che gli hanno messo nome Victor”,”??!?”. Visto l’attesa e il putiferio istituzionale che ha poi creato deve essere stata una delle sue reincarnazioni meglio riuscite. “(…)Lei è bella.Indossa un soppalco di mogano chiaro e profumo Balenciaga.(…)”, “(…) io raccolgo gli occhi nella spazzatura/io accompagno mio figlio nel paradiso totale/senza nessun pericolo né gas né elettricità né politica/né bicchieri né coltelli né stanze di pavimento.”, “…ed ora preparate i corpi alla nuova primavera”, Ecchime è finalmente arrivato, grazie all’ìimpegno certosino di varie amiche e amici di Vittorio, una prima raccolta del suo spirito “sofisticato e zozzo”, come si racconta lui. Speriamo che seguano altre antologie e sinfonie di VKV e speriamo anche che Giravolte, e quindi Vittorio, dopo esser corso in giro per festival internazionali di cinema sia reso visibile, anche a Roma e in Italia, dalla Pablo che lo ha incluso nel suo listino di distribuzione dal 2002. Vola cavallo vola la curva s’innamora!